Per augurare a tutti coloro che passano di qui una Pasqua serena e felice, ho scelto un dolce semplice, il cui unico fronzolo, se così si può chiamare, è un po’ di granella di zucchero in superficie, ma che per me profuma di ricordi e d’infanzia, perché lo preparava sempre la mia nonna Maria e lo portavamo con noi durante la scampagnata di Pasquetta, che, non importa quanto minacciose fossero le nuvole in cielo, si faceva in bicicletta, gli zii, i nonni, i cuginetti, tutti in sella e via per i prati. Ricordo come se fosse ieri il sapore burroso e familiare di questa pasta frolla, che accompagnava meravigliosamente i generosi pezzettoni di uovo di Pasqua, che all’epoca mi regalavano rigorosamente fondente. A me piaceva mangiarla così, mentre gli adulti la accompagnavano al vino dolce o al caffè. Mi è tornata in mente in modo prepotente e ho voluto assolutamente prepararla, perché ho pensato che assaporarla di nuovo e farla assaggiare alla mia piccola fosse un bel modo per tenere la mia nonna vicino durante questi giorni di festa.
Ingredienti:
300 g di farina 00
2 uova
100 g di zucchero
100 g di burro
due cucchiai di latte
due cucchiai di rum (o mezza fiala di aroma rum)
scorza di limone
10 g di lievito per dolci
zucchero in granella
Preparazione:
- Mescolate la farina con lo zucchero e il lievito e sistematela a fontana sulla spianatoia.
- Mettete al centro le uova, il burro fuso e gli aromi e iniziate a impastare, poi aggiungete il latte un po’ per volta, finché otterrete un impasto omogeneo, lavorabile, ma non troppo duro.
- Formate un salsicciotto e fate aderire la granella di zucchero sulla superficie.
- Sistemate il dolce su una teglia foderata di carta forno, dandogli la forma di una esse, avendo cura di formare curve un po’ larghe perché cuocendo cresce e le curve si chiudono (ehm, a me è successo).
- Cuocete in forno caldo a 170° per 40 minuti, tenendo presente che ogni forno è diverso dall’altro e il tempo di cottura è soltanto indicativo. Quando vedete che inizia a colorire in superficie, fate la prova stecchino, se quando esce non è appiccicoso, il dolce è cotto.
Era tanto che non sentivo più parlare della esse, nonostante io legga moltissimi blog e riviste che riguardano il cibo, per ovvi motivi, e solo recentemente ho scoperto che si tratta di un dolce tipico della città di Adria, in provincia di Rovigo, di cui era originaria, appunto, la mia nonna.
Lei sosteneva che la “esse” stesse per Santa Pasqua, mentre ho letto su alcuni siti che, invece, la forma a esse dovrebbe ricordare quella di una biscia che, per via della muta della pelle che avviene ogni anno, rappresenta la rinascita e il rinnovamento, temi sicuramente già presenti in era precristiana, riproposti in chiave religiosa durante la Pasqua. A me sembrano abbastanza attendibili entrambe le versioni, non saprei scegliere, mi convincono tutte e due. Voi prendete per buona quella che preferite e soprattutto passate una splendida Pasqua!
Come sempre, sarei lieta di leggere i vostri commenti, le vostre opinioni, i dubbi, le critiche, le domande, i suggerimenti e tutto quello che vi va di condividere.
Bravissima buono. Buona Pasqua.
Buona Pasquetta carissima e BRAVISSIMA Zeudi!!
Meravigliosa ricetta e non solo per festeggiare la Pasqua ^_^ Tantissimi auguri anche a te anche se in tremendo ritardo!
Una ricetta con quella bontà caratteristica della magia dei ricordi. Io te la rubo e prossimamente la proverò. Un bacio
buonissima,è una via di mezza tra i taralli che si fanno a Napoli e un dolce che si prerara qui nelle Marche,brava da fare