i panini mafalde siciliane

MAFALDINE SICILIANE

Dopo quello integrale, il pane di semola è il mio preferito, ma questa volta, tanto per cambiare un po’ dalla solita pagnottona, che rimane pur sempre la mia forma preferita, ho voluto preparare delle mafalde, o mafaldine, panini tipici siciliani diffusi ormai in tutta la nostra bella penisola, tanto che si trovano molto comunemente nelle panetterie perfino qui in Piemonte, all’altro capo d’Italia. A me son sembrate abbastanza carine, buone erano buone, e allora eccole qui.

 

le mafaldine sicilianeIngredienti per 6 mafaldine:

500 g di semola rimacinata di grano duro

280 + 30 g di acqua

100 g di li.co.li. attivo (rinfrescato due volte anche lui con la semola)

un cucchiaino di sale

un cucchiaino di malto d’orzo

semi di sesamo

 

 

 

 

 

 

 

Preparazione:

  • Ho mescolato tutta la semola con 280 g di acqua e l’ho lasciata in autolisi per tre ore a temperatura ambiente.
  • Ho aggiunto il lievito madre in coltura liquida al composto autolitico e ho impastato fino a completo assorbimento.
  • Ho sciolto il malto nei restanti 30 g di acqua, li ho aggiunti, insieme al sale, all’impasto e ho impastato ancora per incorporarli.

la prima fase dell'impasto di semola

  • Una volta ottenuto un panetto liscio e omogeneo, ho proceduto alle pieghe a tre, come illustrato nelle foto che seguono. Ne ho fatte tre a distanza di mezz’ora l’una dall’altra.

procedimento per la piega a tre

  • Dopo l’ultima piega, ho dato forma tonda all’impasto e l’ho adagiato in una ciotola leggermente unta d’olio. Ho coperto e ho lasciato lievitare nella parte bassa del frigo per venti ore.
  • Il giorno successivo, ho estratto l’impasto dal frigo e l’ho lasciato acclimatare per un’ora.

l'impasto prima e dopo la lievitazione

  • Ho formato un filone (come si vede nelle foto qui di seguito) e l’ho tagliato in sei pezzi.

la formatura del filone

  • Con ogni pezzo, ho fatto un salsicciotto e poi ho dato la forma della mafalda, facendo tre anse vicine una all’altra e ripiegando l’estremità del cordoncino sul panino.
  • Ho pennellato la superficie ogni mafaldina con un po’ d’acqua e l’ho cosparsa con i semini d sesamo.
  • Ho adagiato le mie mafalde sulla leccarda foderata di carta forno, le ho coperte con pellicola alimentare e le ho lasciate lievitare a temperatura ambiente per altre due ore.

la fase finale della formatura delle mafalde

  • Ho scaldato il forno a 210° con dentro un pentolino con un po’ d’acqua, per formare il vapore che servirà al pane per non seccare troppo in fretta in superficie, in modo che possa svilupparsi meglio.
  • Ho infornato le mafaldine a 210° per 15 minuti, poi ho abbassato a 180° e cotto per altri venti minuti. Dopo i primi venti minuti, ho tolto il pentolino con l’acqua.
  • Ho spento il forno e lasciato le mafalde siciliane dentro a intiepidirsi per mezz’oretta con lo sportello aperto a spiffero, poi le ho tirate fuori e fatte raffreddare completamente su una griglia.

primo piano di una mafalda di semola

 

 

l'interno di una mafaldina siciliana

Per commentare questa ricetta e la ragione per cui mi piace infinitamente di più il pane fatto in modo artigianale, anche non necessariamente in casa da me, vi riporto una citazione da un libro poliziesco che si intitola proprio Pane – per i bastardi di Pizzofalcone, edito da Einaudi, di un autore che ho scoperto per caso e che amo moltissimo, Maurizio De Giovanni. Se siete amanti del pane vero anche voi, sono certa che apprezzerete queste parole, di un vecchio fornaio che coccola il suo quartiere ogni giorno con pane fatto con lievito madre tramandato di padre in figlio, di fornaio in fornaio, di pane in pane: “Ispetto’, lo vedete quel pane? Pare uguale a tutto il pane del mondo, ma non è così. Il pane che trovate nei supermercati, nei negozi grossi, nei ristoranti del centro non sa di niente, se non ci mettete qualcosa vicino. E’ fatto apposta. Serve per vendere l’altra roba, perciò costa poco.Questo pane qua, invece, è pane. Solo pane. Come da bambini, vi ricordate? Ci mettete magari un filo d’olio e un po’ di sale, e fate merenda, e vi saziate, e vi fa sorridere. E’ pane. L’altro, invece, riempie i cestini. Ci deve stare, ma non serve”. Meglio di così non si poteva dire, secondo me. Non sarà perfetto, ma almeno è pane.

le mafaldine siciliane

Queste mafaldine siciliane di semola sono la mia proposta per il primo appuntamento di giugno con la rubrica Il Granaio, per la quale sei blogger preparano, ogni primo e terzo giovedì del mese, fragranti lievitati, dolci e salati, invitanti torte salate e confortanti torte da credenza. Val la pena di farsi un giro sulla pagina Facebook per non perdersi nessuna leccornia, sia quelle già pubblicate che quelle che ancora aleggiano in attesa di prender forma nelle nostre appassionate testoline. Cliccate sull’immagine qui sotto per essere indirizzati direttamente alla pagina e rifatevi gli occhi e le papille con le squisitezze che abbiamo sfornato oggi:

 

da Carla Emilia: pane al rosmarino con limone e zucchine

da Monica: Focaccia con le cipolle

da Natalia: Filone di pane veloce con farina di tipo 1

da Sabrina: Panbrioche al cocco, senza burro

da Simona: Panbauletto semidolce al farro integrale, miele e cacao

 

11 commenti

  1. Io direi più che carine!!!!
    Mi vien voglia di mettermi ad impastare ora, chissà se verrebbero così favolose come le tue!!

  2. Sono assolutamente d’accordo anche per me il pane di semola rimane il migliore oltre a quello di farro e di segale; bravissima Zeudi le tue mafaldine sono stupende!

  3. Fantastiche le mafaldine! Mi piace molto lo stralcio del libro che hai citato, leggendolo sembra di schiacciare la mollica intrisa d’olio sul palato e gustarne il sapore; fa anche riflettere sulla triste abitudine di mangiare cibo vuoto che è entrata nelle case scalzando la tradizione. Giusto impegnarsi per opporsi, con il pane fatto in casa ci sei riuscita in pieno!

    • “Cibo vuoto” è un’espressione molto azzeccata, secondo me. Se ci fai caso, i tre quarti dello spazio di un supermercato medio sono occupati da roba che io a stento considero cibo e certamente non ritengo necessario!

  4. Quella frase di “Pane” mi aveva colpito e vedo che anche tu non sei rimasta indifferente, è profondamente vera. Le tue mafaldine sono carinissime, e non dubito che siano anche buone. Bacione 🙂

    • Grazie, Carla, in effetti quella frase mi ha colpito moltissimo, soprattutto dato il contesto non proprio culinario 😉

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