torta di pane

TORTA NERA

Domani, 5 febbraio, è la giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare. Ho pensato, allora, che non ci fosse momento migliore per scrivere e pubblicare questa ricettina a cui tengo molto.

Si tratta, infatti, della torta nera che faceva mia nonna (magari, la sua era più buona, ma mi accontento della somiglianza) quando aveva bisogno di far fuori un po’ di pane vecchio che le invadeva la dispensa. Un fulgidissimo esempio di cucina povera e, ancora oggi, una delle mie torte preferite. Per me, la regina indiscussa del riciclo del pane.

Ingredienti per una tortiera di 22 cm di diametro:

200 gr pane vecchio

500 ml latte

130 gr zucchero + 2 per la superficie

30 gr cacao amaro

50 gr uvetta

15 gr amido di mais

4 cucchiai rum (facoltativo)

Mezza mela (facoltativa)

La sera taglio il pane a tocchetti, lo metto in una terrina e ci verso sopra il latte, do una mescolata e lascio in frigo fino alla mattina successiva. Metto anche a bagno l’uvetta con quattro cucchiai di rum, ma si può usare acqua se non piace il rum.

Mia nonna, che, diversamente da me, di pazienza ne aveva da vendere, anziché lasciare il pane in ammollo, lo grattugiava, a mano, e lo versava nel latte finché il composto non assumeva una consistenza che la convinceva. E lei di latte ne usava un litro.

Il giorno dopo, tiro fuori la terrina dal frigo e schiaccio un po’ il pane, che a quel punto è molto cedevole, con il cucchiaio. Poi lo “pugnalo” ripetutamente e in più punti (ho visto troppo Criminal Minds) con il frullatore a immersione, cercando di ridurlo nella poltiglia più omogenea possibile. Non è bello da vedere, ma migliorerà, bisogna aver fiducia.

 

A questo punto aggiungo il cacao, lo zucchero, l’amido di mais e l’uvetta e mescolo accuratamente. Questa volta avevo anche mezza mela che aspettava di fare una fine qualsiasi e l’ho messa dentro.

Volendo ci si può sbizzarrire. Per esempio a me viene sempre la tentazione di abbondare con l’uvetta, ma poi mi trattengo, perché in fondo è un dolce povero, l’uvetta te la devi anche un po’sudare, così quando la trovi è ancora più buona. Oppure si potrebbe aggiungere della frutta secca di qualsiasi tipo o dei canditi o anche dell’altra frutta fresca, il limite è la fantasia.

A questo punto, non resta che rivestire una tortiera di carta forno, versarci dentro l’impasto, livellarlo bene e spargerci sopra due cucchiai di zucchero o più, perché durante la cottura si formi sopra una crosticina croccante. No, non si può far senza. Se si vuole un dolce con meno grassi ancora, si può utilizzare il latte scremato o vegetale, ma dalla crosticina non si può prescindere.

 

Inforno a 180° per 40 minuti circa, durante i quali si spande per casa un profumo di zucchero e cacao che mi scatena l’acquolina come poche altre cose al mondo.

Non so se è perché è un sapore della mia infanzia, ma a me questa torta dà dipendenza, ho il sospetto che lavori sul mio inconscio, convincendomi subdolamente a comprare più pane del necessario per avere la scusa per rifarla, bon, io vi ho avvisati.

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2 commenti

  1. ….eh,la torta nera…la tua nonna….che ricordi e che acquolina in bocca….se posso e se ricordo bene era molto quotata anche la scorza grattugiata di un’arancia nell’impasto ….o forse è un’aggiunta della mia mamma.boh misteri del tempo….

    • Eh certo che puoi, ci mancherebbe, e ricordi anche bene, anche la nonna Maria la metteva la scorza d’arancia nell’impasto, ma a me alla fine piaceva di più la versione base, già solo in famiglia ne giravano qualcosa come quattro o cinque versioni diverse della torta nera, una più buona dell’altra!

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